Istituto di Vigilanza Ivri condannato per comportamento antisindacale

ABRUZZO. La UilTucs Abruzzo è ricorsa al giudice del lavoro per denunciare la condotta antisindacale dell’Ivri S.p.a. di San Giovanni Teatino perpetrata in danno degli aderenti al sindacato.

I giudici hanno accolto il ricorso. Da circa un anno, infatti, gli iscritti alla UilTucs hanno subito «vessazioni e pressioni» per indurli a cambiare sigla sindacale, vessazioni, racconta il sindacato, che si sarebbero  trasformate gradualmente in sanzioni disciplinari.

Come si evince dallo stesso decreto del Tribunale di Chieti le sanzioni disciplinari registrate sono state ben 23 in un anno, spostamenti di mansioni strumentali, dequalificazione dei lavoratori e assegnazione di turni disagiati.

«Nonostante i continui tentativi del sindacato di interagire con la società, portando il problema anche all’attenzione dei tavoli istituzionali, Prefettura e Direzione Territoriale del Lavoro, il comportamento del datore di lavoro non solo non si è attenuato ma si è addirittura acuito con i lavoratori», sottolinea il segretario Generale della UilTucs Abruzzo, Mario Miccoli.

Le continue denunce in tal senso da parte degli iscritti e il fallimento delle vie conciliative, nonostante l’impegno degli organi Istituzionali Prefettura e direzione territoriale hanno spinto la segreteria regionale della UilTucs a intraprendere le vie legali.

«Il comportamento persecutorio nei confronti dei nostri iscritti –  spiega meglio Mario Miccoli- è iniziato quando abbiamo evidenziato all’azienda, al Prefetto di Chieti e alla D.T.L. Chieti Pescara l’esistenza di problematiche relative a carenze organizzative, gravi per il delicato settore di competenza. In particolare abbiamo fatto notare la poca sicurezza dei mezzi adibiti al trasporto valori, la insalubrità e scarsa sicurezza dei luoghi di lavoro, i turni massacranti con sovraccarichi di lavoro che espongono le guardie giurate a cali di attenzione mettendo così a repentaglio la sicurezza stessa dei lavoratori e l’approssimazione nella gestione di un così delicato settore».

In seguito a ciò l’Ivri «ha avviato il tentativo premeditato di indebolire la sigla sindacale che in quel momento deteneva la maggiore rappresentanza in azienda, andando a colpire i lavoratori iscritti che pur di sfuggire ai metodi vessatori hanno rinunciato alla propria adesione alla UIl Tucs, 58 lavoratori nel 2015 e ben 8 nei primi mesi del 2016».

«L’azione di tutela legale promossa con successo dalla UilTucs Abruzzo – aggiunge Roberto Campo Segretario Generale UIL Abruzzo – si è resa necessaria per ripristinare agibilità sindacale negata: non è costume della Uil l’utilizzo della via legale se non in presenza di violazioni tali da invalidare l’ordinaria azione sindacale. Il pronunciamento del Tribunale di Chieti conferma che la scelta del sindacato è stata ben ponderata».

«Il tribunale ha riconosciuto- spiegano gli avvocati della UILTucs, Massimiliano Matteucci e Stefano Di Renzo- non solo la sussistenza dei comportamenti vessatori e persecutori ma anche la coincidenza temporale tra le vessazioni subite dai lavoratori, con conseguenti disdette dalla UilTucs e le procedure di raffreddamento e conciliazione attivate dal sindacato, profilando così l’azione antisindacale del datore di lavoro che deve rimanere, invece, del tutto estraneo in merito alla scelta del lavoratore di aderire ad un sindacato».

«PRESSIONI PER INDEBOLIRE IL SINDACATO»

Il giudice del lavoro del tribunale di Chieti, Ilaria Prozzo, nel suo decreto, accogliendo in toto il ricorso della UilTucs Abruzzo ha specificato che «la pressione esercitata dalla società resistente al fine di ottenere una revoca dell’iscrizione dei lavoratori dall’organizzazione sindacale, è stata finalizzata, con tutta evidenza, ad indebolire la posizione della Uil e a limitare la sua azione di tutela nei confronti dei lavoratori, impedendo l’esercizio della libertà e dell’attività sindacale». Inoltre il giudice ha ordinato alla società di « …cessare immediatamente la condotta antisindacale denunciata rimuovendone gli effetti lesivi» sottolineando che «la condotta posta in essere da IVRI Spa nei confronti del sindacato ricorrente, non può che qualificarsi in termini di antisindacalità, atteso che l’azienda avrebbe dovuto astenersi dal porre in essere comportamenti idonei ad incidere sulla libertà dei lavoratori di scegliere la sigla sindacale alla quale aderire».

«Deve ritenersi, altresì provato», scrive ancora il giudice, «che la società abbia utilizzato come strumento di indebita pressione sui lavoratori, l’affidamento di mansioni totalmente differenti rispetto a quelle per le quali i lavoratori medesimi avevano maturato esperienza e professionalità all’interno dell’azienda».

E il giudice sottolinea anche il caso di una vigilante donna  che «dopo aver svolto attività presso la sala conta in via esclusiva per 20 anni, è stata spostata a svolgere il servizio antirapina davanti agli istituti bancari – mansione particolarmente pesante e poco adatta ad una donna – e solo dopo l’intervento del sindacato, è stata adibita al servizio di vigilanza con postazione fissa».

Conclude Miccoli: «la Uiltucs Abruzzo continuerà a perseguire con fermezza tali spregevoli pratiche ed auspichiamo che, il vertice Nazionale dell’Istituto di Vigilanza IVRI spa, operatore leader nel settore in Europa, si interroghi sull’operato dei propri dirigenti della sede Regionale di San Giovanni Teatino, i quali, nonostante l’attuale evoluto strumento di relazioni industriali in essere, credono di vivere nel 1800 in piazza Malaspina a Volpedo».

La società è stata condannata dal giudice al pagamento in favore della parte ricorrente delle spese di lite, ovvero 5.535 euro.

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